Anche Lupita Nyong’o è finita nella rete di Harvey Weinstein, il potente produttore americano, accusato di stupro e molestie sessuali da decine di donne a Hollywood.

L’attrice premio Oscar ha raccontato come alcuni anni fa, quando era ancora studentessa alla Yale School of Drama, Weinstein la invitò a casa sua per la proiezione privata di un film.

Dopo essersi assicurato che i suoi familiari fossero andati via, il produttore chiese alla Nyong’o di raggiungerlo in camera da letto, dove le avrebbe da lì a poco avanzato delle proposte indecenti.

'Pensavo che all’inizio stesse scherzando. Nulla affatto. Fin dalla prima volta che l’ho incontrato, mi sono sentita insicura. Avevo un po’ di paura, ma quando mi ha chiesto di massaggiarmi, ho pensato che forse era meglio se fossi stata io a farlo, così da poter tenere a bada le sue mani', ha scritto l’attrice sul The New York Times.

Lupita scappò dalla camera, quando vide Harvey abbassarsi i pantaloni.

In un’altra occasione Lupita accettò di raggiungere Weinstein a cena, ma, anche in quella circostanza, il produttore non si smentì.

'Ancor prima che arrivassero gli antipasti, ricordo che mi disse: “Andiamo subito al dunque. Ho una stanza privata al piano di sopra, dove possiamo cenare tranquillamente”'.

Lupita rifiutò e, a quel punto, Weinstein la invitò a lasciare la casa.

'Non vidi più Harvey fino al settembre 2013 quando ero a Toronto per la première di “12 anni schiavo”, il primo grande film per cui ero stata scritturata. Mi disse che non riusciva a credere che avessi fatto così tanta strada in così poco tempo. Diceva di essersi pentito delle sue azioni e che mi aveva trattato male in passato. L’ho ringraziato e me ne sono andata promettendo a me stessa che non avrei mai e poi mai lavorato con Harvey Weinstein'.

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