Miriam Leone non ha voluto puntare tutto sulla bellezza.

L’ex Miss Italia è cresciuta artisticamente affidandosi alla propria coscienza e senza puntare solo sulla vanità, anche se già da piccola faceva le prove nel corridoio di casa per esercitarsi al vero red carpet.

'Io da bambina queste cose le sognavo davvero con tutta me stessa. In Sicilia mi travestivo con il tulle e percorrevo il red carpet, il corridoio di casa mia. Era lunghissimo. Non sapevo che stavo facendo le prove per qualcosa che avrei vissuto realmente', racconta Miriam Leone a Marie Claire, condividendo il suo punto di vista sulla bellezza e spiegando perché il concorso Miss Italia è stato 'un gioco'.

'La bellezza non ha merito. Nella mia infanzia e adolescenza non l’avevo messa ai primi posti, nelle quattro cose che credevo di avere. Mi pensavo più simpatica, timida, osservatrice e curiosa, affamata di vita. Non avevo coscienza della mia bellezza e ho vissuto fino a uno, due anni prima di Miss Italia (2008) come se non avessi questo dono, mi sono formata senza tenerne conto. È una carta che ho preso dal mazzo e giocato per ultima. Prima puntavo su quello che ho dentro, non sulla faccia. A 23 anni ho capito che mi stavo accontentando di una vita che non era la mia. Che nessuno mi stava aiutando e che non ero capace di chiedere aiuto. Così ho preso la carta del concorso di bellezza. L’ho vinto. Ero grande, ero la zia di tutte le ragazze, che mi chiedevano consigli. La bellezza non è una colpa e non è nemmeno qualcosa di cui vantarsi. Però io la coltivo in tutte le sue forme. Maschile, femminile, umana, artistica, filosofica. È l’unica religione. Vivendo nella bellezza non si può commettere del male'.

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