Per 'Non ci resta che il crimine' Edoardo Leo è stato catapultato nel 1982 nei panni di un terribile criminale: Enrico De Pedis, detto Renatino.

La commedia firmata da Massimiliano Bruno rievoca infatti il periodo in cui a Roma impazzava la banda della Magliana, e allo stesso tempo omaggia due film di culto come 'Non ci resta che piangere' e 'Ritorno al futuro'. Il risultato è una pellicola dalla comicità esplosiva, che, nonostante ricordi una fetta di storia particolarmente spiacevole, riesce a conquistare il pubblico.

'La commedia è una lente attraverso la quale guardiamo le cose, possiamo parlare dello stesso evento e farne un film drammatico, oppure farlo diventare addirittura divertente. È andata così anche con “Noi e la Giulia”, dove facevo un camorrista talmente cattivo che diventava quasi ridicolo', spiega Edoardo Leo a Vanity Fair.

La maggior parte dei ruoli interpretati da Leo lo vedono calarsi nei panni di buoni a nulla, personalità molto distanti dalla sua, ma che lo stimolano alla recitazione.

'Vivo una sorta di bipolarità. Ho studiato e mi sono laureato, ma adoro fare ruoli molto distanti da me, mascalzoni e ignoranti. Non so definirmi, ma se dovessi scegliere un aggettivo le direi curioso. Faccio continuamente ricerche e leggo cose di qualsiasi tipo, guardo documentari su argomenti che non conosco e mi incazzo se non ho strumenti per capirli. Cerco sempre di studiare e finisco a letto alle 3 di notte'.

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