Ethan Hawke torna a evocare Philip Seymour Hoffman con una delicatezza che sorprende.

Nel presentare il nuovo film 'Blue Moon', diretto da Richard Linklater, l'attore americano ripercorre l'impatto umano e artistico dell'amico scomparso, riportando alla luce un'immagine lontana dai luoghi comuni. 'Non c'era nulla di tragico in quella persona', confida, quasi a proteggere la memoria di Hoffman dall'ombra della sua fine.

Il rapporto tra i due, nato molto prima del set, aveva trovato un momento di massima intensità nel 2007 con il thriller di Sidney Lumet. Oggi Hawke lo restituisce in forma più complessa: 'Per capire Phil, bisogna considerare tutti i giorni in cui ha battuto la dipendenza. Aveva un problema. Ha perso un giorno. Ma ha vinto tutti gli altri vent'anni e passa'. Un ritratto che ribalta la retorica della sconfitta e parla soprattutto di resilienza.

Riflettendo sugli ultimi giorni dell'amico, Hawke non indulge nel sensazionalismo: 'Non voglio dire che non avesse responsabilità nella sua morte. Però stava affrontando un periodo difficile e stava prendendo sul serio la sobrietà. Era diretto a una riunione il giorno in cui morì'. Una frase che restituisce la complessità di una lotta mai del tutto visibile dall'esterno.

In 'Blue Moon', Hawke interpreta il paroliere Lorenz Hart durante una notte sospesa del 1943: un artista brillante e tormentato che guarda il successo dell'ex socio Richard Rodgers e, insieme, il proprio disordine interiore. Una dimensione che l'attore sembra sentire vicina, come se il film gli permettesse di parlare ancora, indirettamente, con Hoffman.

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