Barbara Fabbroni sceglie il dialogo per raccontare la violenza senza spettacolarizzarla.

Con 'Crime Caffè: Oltre il buio' la giornalista, psicoterapeuta e criminologa trasforma la cronaca nera in uno spazio di confronto pubblico, accessibile e consapevole.

Il progetto nasce come risposta alla narrazione emergenziale del crimine. Non un talk show e nemmeno una lezione accademica, ma un format informale che invita a fermarsi, ascoltare e capire. L'esordio, avvenuto ad Arezzo, ha segnato l'inizio di un percorso che mette al centro le persone prima dei fatti, le dinamiche prima dei titoli.

Al cuore di 'Crime Caffè' c'è un cambio di prospettiva netto: spostare lo sguardo dall'atto violento ai segnali che lo precedono. 'La violenza non nasce all'improvviso. È un processo che lascia tracce, se sappiamo riconoscerle', spiega la Fabbroni. Un approccio che intreccia criminologia, psicologia e narrazione, rendendo comprensibili temi complessi senza semplificarli.

Dopo le prime tappe, 'Crime Caffè' ha iniziato a muoversi anche in ambito istituzionale e formativo. In questi giorni il format è approdato a Roma, all'interno del VI Congresso Nazionale di Criminologia e Scienze Forensi, con un intervento dedicato alla prevenzione e alla lettura precoce dei comportamenti a rischio.

Il progetto vive anche online, attraverso podcast e contenuti digitali che ampliano il confronto e lo rendono continuo. La cronaca non è consumo emotivo, ma occasione di educazione civile.

Nei prossimi mesi Barbara Fabbroni continuerà a sviluppare 'Crime Caffè' con nuove tappe sul territorio e collaborazioni con scuole e istituzioni, consolidando un progetto che punta a creare consapevolezza diffusa. Perché, come ricorda, 'parlare di violenza in modo corretto è già un primo atto di prevenzione'.

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